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La MEDUSA Mondadori

    Gli amanti delle edizioni vintage non faticheranno a riconoscere questa storica collana, i cui libri, con la cornice nera e dorata e l’inconfondibile dorso verde smeraldo, spiccano in ogni libreria di modernariato che si rispetti. Romanzi leggendari, che hanno segnato la loro epoca; veri oggetti di culto, che spingono gli ammiratori più entusiasti a vagare tra mercatini e bancarelle dell’usato, a caccia delle prime edizioni con la sovraccoperta ancora integra — quasi al limite del feticismo.

    “Medusa — I Grandi Narratori d’ogni Paese” è stata la prima vera collana di Mondadori dedicata alla narrativa contemporanea di autori stranieri. La collezione nacque da un’idea di Luigi Rusca, che allora era condirettore generale della casa editrice, ed Enrico Piceni, responsabile dell’ufficio stampa, che ne propose il nome: l’intento era quello di diffondere tra il pubblico italiano la letteratura straniera del momento, in un formato tascabile e relativamente economico. Alcuni autori del catalogo Medusa erano già affermati e pubblicati da tempo, altri invece ancora sconosciuti al panorama editoriale italiano, vittima dei vincoli fascisti che imponevano di privilegiare la pubblicazione di scrittori italiani e accrescere così l’orgoglio nazionale — negli anni della guerra, in particolare, la censura di regime si abbatté sugli autori ebrei tedeschi e su quelli dei paesi considerati nemici dell’Italia: le loro opere vennero tuttavia diffuse nell’immediato dopoguerra, ottenendo il meritato riconoscimento.

    Il primo romanzo della serie, il celebre n. 1, fu Le grand Meaulnes di Alain Fournier, tradotto con il titolo Il grande amico e pubblicato nel marzo 1933 con una tiratura di 5000 copie. A questo seguirono più di cinquecento altri titoli, fra i quali è possibile ritrovare i principali capolavori della letteratura straniera del NovecentoOrlando di Virginia Woolf, Ulisse di James Joyce, La fattoria degli animali e 1984 di George Orwell, Il mondo nuovo di Aldous Huxley, Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway — “la prima Medusa illustrata”, come indicato sulla copertina dell’edizione n. 306 del 1952— Lolita di Vladimir Nabokov e moltissimi altri.

    Ciò che più colpisce della storia editoriale di questa collana è proprio la sua longevità: i romanzi Medusa vennero pubblicati in un arco temporale che va dal 1933 al 1971, attraversando epoche diversissime e non prive di grandi cambiamenti. Mondadori scelse di avvalersi di traduttori d’eccezione, in modo da fornire al pubblico di lettori una trasposizione dall’originale fedele e di alto livello: Cesare Pavese tradusse due romanzi di John Dos Passos e uno di William Faulkner; Elio Vittorini tradusse più di quindici romanzi, da Graham Greene a Thornton Wilder, da D. H. Lawrence a W. S. Maugham; Fernanda Pivano si dedicò agli autori americani, in particolare a Ernest Hemingway e F. S. Fitzgerald; Eugenio Montale e Luciano Bianciardi tradussero entrambi John Steinbeck.

    Una pagina di “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway, “la prima Medusa illustrata” pubblicata nel Dicembre 1952.

    Le copertine dei libri Medusa presentano un’impostazione tradizionale, con uno stile ottocentesco rinnovato in chiave moderna: il frontespizio, un riquadro bianco racchiuso in una cornice colorata, reca in alto il motto della collana, al centro il titolo e il nome dell’autore, in basso l’editore. Il carattere dei testi è Semplicità 501, disegnato da Alessandro Butti nel 1930 per le officine tipografiche Nebiolo; ogni libro era stampato su carta pregiata e rilegato in cartoncino flessibile formato 14×22, comodo sia per il viaggio che per la lettura casalinga. Il colore verde fu scelto in continuità con altre due collane di Mondadori, Gli Albatross e La Biblioteca romantica, che rispettivamente includevano testi inglesi in lingua originale e classici dell’Ottocento: è chiara, quindi, la volontà dell’editore di identificare il verde come il colore dei romanzi —come il giallo identificava i polizieschi della fortunatissima serie dei Gialli Mondadori.

    Il celebre logo in bianco e nero fu disegnato dall’illustratore Bruno Angoletta e raffigura Medusa — una delle tre gorgoni, i temibili mostri della mitologia greca che tramutavano in pietra chiunque le guardasse negli occhi — in una versione ingentilita, più aggraziata ed elegante, con il volto stilizzato e le piccole ali che spuntano dalla capigliatura. Chi possiede più di un volume potrà forse sorprendersi nello scoprire che lo sguardo della Medusa è rivolto ora a sinistra ora a destra, senza un motivo specifico. Negli anni, il logo della collana ottenne una popolarità così ampia da diventare sinonimo di innovazione, qualità e buona letteratura, entrando di diritto nella storia della grafica editoriale italiana.

    Nel corso degli anni, Mondadori lanciò altre collane derivanti da quella originaria, che, nel tentativo di cavalcarne il successo, ne riprendevano il nome e l’impostazione grafica. Nel 1935 nacquero infatti “I Quaderni della Medusa”, caratterizzati dal colore rosso della copertina e pubblicati per oltre trent’anni, e nel 1947 vide la luce “La Medusa degli italiani”, un progetto di Alberto Mondadori dedicato ai giovani autori italiani emergenti, che restò attivo fino al 1961. Alla fine degli anni Settanta vennero proposte altre due collezioni, “Medusa Serie Ottanta” e “Medusa Serie ‘80 nuova serie”, che includevano ristampe e nuovi titoli, non riuscendo però ad eguagliare il successo della prima. Nel 2007, in occasione del centenario della fondazione, Mondadori ripubblicò dieci titoli storici del catalogo Medusa, a testimonianza del valore culturale della collana.

    I Medusa, ancora oggi, sono un capolavoro di eleganza e pregio, e la loro forza sta proprio nella semplicità. Sono libri che vanno collezionati: cercati a lungo, raccolti con amore e conservati uno accanto all’altro. Arricchiscono qualunque libreria, testimoni di un’epoca ormai svanita: un vero invito a coltivare il piacere della lettura.


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