
Mi nacque un’ossessione. E l’ossessione diventò poesia.
Delirio Amoroso, Alda Merini
Alzi la mano chi di noi non ha ossessioni. Chi ritiene di non avere difetti o disturbi, chi non soffre di manie – piccole o grandi che siano – o tic nervosi; chi può davvero dirsi esente da vizi, fissazioni o turbe di qualsivoglia tipo. Nessuno osa alzarla, vero?
Nel libro in oggetto, di personaggi ossessionati e nevrotici ce ne sono davvero molti. Innanzitutto c’è il signor De Marinis, in vacanza a Follonica con la famiglia e il suo gommone da dieci metri, che prova un terribile senso di inferiorità e di invidia quando nel porto arriva qualcuno che ce l’ha più lungo del suo. Poi c’è Veronica, editor in pensione, che partecipa un po’ scettica ad un gruppo di lettura e ha una fugace storiella con Valerio, attempato dongiovanni. C’è anche un uomo ossessionato dal tempo, che pianifica ogni azione in base ai minuti che impiega per compierla, e un altro che è affetto da ipocondria e dovrà cedere al suo stesso male. Ci sono poi Marco e suo figlio Lorenzo, vittime della scarsità economica e di un idealizzato quanto inconsistente “Complesso di Telemaco”, e ancora Sibilla, una madre troppo attenta all’alimentazione che impedisce alle figlie di godersi la vita.
C’è infine chi, come il protagonista del racconto “Fatti vedere”, è il classico individuo insofferente che semplicemente ce l’ha con tutti in modo indiscriminato: prova fastidio per chi tenta di saltare la coda e per chi parcheggia in seconda fila, bloccando il traffico; per i bambini che piangono nel passeggino e le mamme che parlano al plurale – “noi abbiamo fame”, “noi abbiamo dormito male stanotte” –; per i medici che declinano le proprie responsabilità, prescrivendo esami a casaccio, e perfino per chi al bar ci mette più di dieci secondi a bere un caffè.
Certe volte mi metto a osservare quanto impieghino gli altri a sorbire un caffè o un cappuccino. Il cappuccino! Quanto ci può volere a bersi un cappuccino lo sapete solo voi. Un tempo indeterminato! […] provate ad andare in un bar col cronometro alla mano, come ho fatto io, e provate a cronometrare il tempo che ci mettono a bere un cappuccino. Ne vedrete delle belle.
Questi sono gli attori del bizzarro quanto realistico campionario ideato da Francesco Recami, scrittore fiorentino classe 1956, tra gli autori di punta della casa editrice Sellerio. La sua Piccola enciclopedia delle ossessioni è un archivio di vizi e ridicolaggini di ogni sorta, di tutte le compulsioni e i comportamenti disfunzionali che affliggono l’uomo nell’era moderna. Uno specchio, ahimè, fin troppo veritiero dell’Italia di oggi.
Devo ammettere che, prima di leggere questo libro, conoscevo poco l’autore: di lui avevo letto solo Il correttore di bozze, un romanzo complesso sul mondo dell’editoria, che non mi aveva convinto del tutto. Ma quando in libreria scorsi questo titolo ne rimasi affascinato e, con un po’ di esitazione, decisi di comprarlo. Il testo è molto scorrevole e di facile lettura: i racconti sono ben alternati, si susseguono l’uno all’altro come diapositive di un documentario psicologico, in cui a una prima patologia ne segue subito un’altra più grave e tristemente ridicola. L’effetto finale è esilarante, di certo non lascia indifferenti.
Quello che più colpisce dei nove racconti di Recami è proprio l’assurda verosimiglianza dei personaggi e delle situazioni descritte: vacanze al mare e cene estive con gli amici, stracolme di discorsi vuoti e luoghi comuni; fissazioni ancestrali unite a comportamenti che qualche decennio fa nemmeno esistevano – l’ossessione per l’alimentazione bio, la dipendenza da smartphone e social network, l’ipocondria fomentata dalle ricerche su google. Pagina dopo pagina le idiosincrasie descritte appaiono sempre più familiari, si tratta di ossessioni che noi stessi viviamo in prima persona o che magari ci ricordano quelle di un parente o un amico: ci fanno sorridere, ma lasciano l’amaro in bocca.
Lo stile dell’autore è pungente e comico allo stesso tempo, la sua capacità di osservazione è assoluta: l’ironia è l’arma che utilizza per abbattere le nostre difese, per pungerci sul vivo. Il celebre critico Salvatore Silvano Nigro parla di lui in questi termini:
Uno scrittore che sa usare la penna come un bisturi, per tagliare dentro la normale assurdità di una quotidianità anonima e sciatta. Lo stile di Recami è interamente lama. Non ha manico. Taglia con precisione sconcertante. Non prevede remissione. E incide anche il lettore.
In un mondo dove l’ansia e la nevrosi sono ormai consuetudine, non sorprende che l’autore abbia sentito il bisogno di catalogare il nostro modo di rapportarci con gli altri, di conversare, di dare giudizi. Le ossessioni nascono in noi perché un determinato contenuto ci risulta inaccettabile, incompatibile con la nostra visione della vita. Leggere questo libro può dunque aiutarci a scardinarle, ad accettare i nostri difetti e imparare a conviverci, sentendoci parte di una comunità: ci spinge ad un’autoanalisi oltremodo salvifica.
Dunque! Prendete coraggio, preparatevi a ridere e affrontate anche voi questo irresistibile bestiario moderno nel quale è impossibile non identificarsi.
Francesco Recami, Piccola enciclopedia delle ossessioni, Sellerio, 286 p.