Vai al contenuto

ALI SMITH, C’è ma non si

    Ma un uomo che si chiude in una stanza / vuol scoprire chi sentirà la sua mancanza?

    Nell’elegante quartiere di Greenwich, a Londra, nel corso di una cena tra amici, tra una portata e l’altra un uomo sale al piano superiore, si chiude nella camera degli ospiti e non ne esce più. Nessuno lo conosce veramente – è amico di un altro ospite, invitato dalla padrona di casa – e, soprattutto, nessuno riesce a spiegarsi il motivo della sua azione. Invano i proprietari tentano di parlargli e di convincerlo a uscire, ma l’uomo resta in silenzio, comunicando con l’esterno solo attraverso bigliettini fatti scivolare sotto la fessura della porta. Chi è Miles Garth e cosa lo ha spinto a un gesto così assurdo?

    Inizia così l’incredibile romanzo di Ali Smith, scrittrice scozzese originaria di Inverness nota per la profondità delle sue storie e per la prosa bizzarra e mai scontata. L’ultima sua creazione, in ordine di tempo, è una quadrilogia dedicata alle stagioni, arrivata nel 2020 agli ultimi due capitoli, Spring e Summer, che fanno seguito a Autumn e Winter del 2017. Tra gli altri titoli, meritano sicuramente attenzione il toccante romanzo Hotel world e la raccolta Altre storie (e altre storie), entrambi pubblicati in Italia da Minimum Fax per la traduzione di Federica Aceto.

    C’è Ma Non Si – il cui titolo originale è There But For The, pubblicato in Inghilterra nel 2011 da Hamish Hamilton e vincitore del prestigioso Hawthornden Prize per la letteratura d’immaginazione – è un capolavoro di genio e assurdità.

    Già il titolo lascia interdetti: sembra un indovinello di difficile soluzione, ed è proprio questo che mi ha convinto ad acquistarlo dopo averlo visto in libreria. Quattro termini messi uno accanto all’altro, apparentemente senza senso; un enigma affascinante che non deve però farvi cadere in errore: inutile scervellarsi alla ricerca di un significato nascosto, perché questo, in realtà, non c’è.

    La Smith sceglie di raccontare la storia dell’uomo autorecluso attraverso gli occhi di quattro persone che, per motivi diversi, l’hanno incontrato nella loro vita: Anna lo conobbe da adolescente durante un viaggio studio e da allora non l’ha più rivisto; Mark invece lo incontra a teatro, pochi giorni prima della famosa cena a cui lo porta come accompagnatore; May Young lo ricorda vagamente, perché da giovane era amico della figlia ormai defunta; Brooke lo conosce alla cena ed è l’unica che riesce veramente a stabilire un contatto con lui.

    Tutto ciò che sappiamo di Miles ci è riferito quindi da questi quattro testimoni esterni, in un miscuglio di flashback e vicende personali che trasmettono – con un effetto non del tutto spiacevole – un po’ di confusione e incoerenza. Notevole è proprio il personaggio di Brooke Bayoude, bambina prodigio con un’intelligenza e una sensibilità sopra la media che si autodefinisce un’intelligentora – “Cleverest” nella versione originale – ed è l’unica che ha il coraggio di dire sempre la sua e fare le domande che non si dovrebbero fare.

    L’autrice parte dunque da un’idea brillante e certamente inusuale e cerca di svilupparla in maniera verosimile, mantenendo la storia ancorata alla realtà: in alcuni punti si avverte qualche cigolio nella struttura, ma nel complesso si può dire che abbia raggiunto il suo scopo. L’opera sembra quasi un azzardato esercizio di stile che tuttavia non le impedisce di affrontare, con apparente semplicità, temi anche abbastanza complessi, quali la morte di un genitore o di un figlio, il bullismo, il peso della diversità e il senso della vita.

    Ho bisogno di farti questa domanda. A cosa servono gli esseri umani? dice Jennifer.

    A cosa servono? dice May. In che senso a cosa servono?

    Jennifer si appende si peso alla maniglia e si dondola.

    Che senso hanno gli esseri umani? Cioè, tipo, noi a che serviamo? dice.

    Hm, dice May. Il senso degli esseri umani. Bé. Per, per prenderci cura gli uni degli altri. Esistiamo per prenderci cura gli uni degli altri.

    Un romanzo fuori dagli schemi, equivoco e contorto ai limiti del paradosso. Una storia divertente e piena d’ironia, per chi vuole concedersi un incantevole momento di evasione.


    Ali Smith, C’è Ma Non Si, traduzione di Federica Aceto, Feltrinelli, 2012, 280 pp.

    Rispondi

    %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: