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PHILIPPE CLAUDEL, Profumi

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«So di essere esistito e, siccome questa certezza mi viene dall’aver sentito degli odori, so anche che non esisterò più quando avrò smesso di sentirne».

Giacomo Casanova, Histoire de ma vie

I profumi e, più in generale, gli odori sono elementi che fanno parte della nostra quotidianità. Siamo circondati dagli odori, quasi ogni oggetto con cui entriamo in contatto ha un odore specifico capace di sollecitare la nostra sfera sensoriale, generando in noi un ampio spettro di emozioni diverse e contrastanti.

L’olfatto è, infatti, dei nostri sensi il più primitivo: l’eccitazione o il disgusto che alcuni odori sono in grado di provocare in noi si ricollegano alla nostra parte più animale, la stessa che consente al neonato di riconoscere, fin dal primo giorno di vita, l’odore dei propri genitori e quello del latte materno. Gli stimoli olfattivi rivestono per l’uomo un ruolo fondamentale nella comprensione della sua identità e complessità: «Tutto il mio genio è nelle mie narici» dichiarò in Ecce homo Friedrich Nietzsche, uno dei primi filosofi ad affermare l’importanza dell’olfatto quale strumento primario di conoscenza intuitiva.

Percepire intensamente un odore, a volte, può essere fonte di esperienze straordinarie. Entrando in una stanza, camminando in un parco o aprendo il cassetto di un vecchio armadio, può succedere di essere colpiti da uno specifico odore che rievoca immagini e ricordi lontani, rimasti impressi in qualche angolo della nostra mente. È la “memoria involontaria”, o “memoria olfattiva”, che può riguardare tanto un odore quanto un sapore: l’esempio più celebre è forse quello descritto da Proust nel primo libro della Recherche, quando il narratore, assaggiando una madeleine inzuppata nel tè, rimane folgorato dal ricordo della sua infanzia a Combray.

A distanza di anni, un odore familiare può così farci riassaporare un momento preciso della nostra vita: ciò che si pensava dimenticato, o che un tempo non si era notato, d’improvviso riemerge, provocando segnali positivi o negativi che si producono a livello inconscio e che possono essere causa di forti emozioni.

La potenza evocativa dei profumi è il tema centrale del libro che voglio presentarvi: “Profumi. Inventario sentimentale degli odori di una vita”, una vera e propria autobiografia olfattiva in cui Philippe Claudel, scrittore, regista e sceneggiatore francese, ripercorre i ricordi più vividi della sua giovinezza attraverso gli odori che l’hanno accompagnata.

Claudel riporta in quest’opera tutti i profumi e gli odori di Dombasle-sur-Meurthe, un paesino del nord-est della Francia, vicino a Nancy, in cui trascorse gli anni della sua infanzia e adolescenza, elencandoli rigorosamente in ordine alfabetico, dalla A di Abete alla V di Viaggio, e associando a ciascuno di essi un ricordo preciso della sua vita.

Acacia, Aglio, Arenaria rosa, Aula scolastica, Barbiere, Calzoni da pesca, Cannella, Carbone, Casa d’infanzia, Crema solare, Docce collettive, Drogheria, Falò, Fiumi, Gauloises e Gitanes, Innamorate, Lenzuola di bucato, Nebbia, Pesce, Pioggia temporalesca, Prigione, Risveglio, Salsa di pomodoro, Sapone, Stanze d’albergo, Stoppie, Terra, Tiglio, Torrefazione, Vecchiaia.

Questi sono solo alcuni dei “profumi” che l’autore ci racconta, che rimandano a un mondo lontano, perduto, fatto di gente semplice che si gode la tranquilla vita di campagna. Claudel ci racconta uno dopo l’altro più di sessanta episodi della sua vita, tutti collegati a un odore specifico: ecco allora che ritroviamo gli aromi familiari delle pietanze cucinate dalla nonna, la fragranza dei campi di grano inondati dal sole, l’odore ombroso e rinfrescante dei boschi e degli acquazzoni, il tanfo delle biblioteche polverose, l’odore acre e ammaliante dell’altro sesso e l’effluvio sensuale del primo bacio. Si tratta di profumi buoni e profumi cattivi, Claudel non fa distinzione in questo, assegnando a tutti lo stesso valore nel processo rievocativo.

La scrittura autobiografica è, per Claudel, uno strumento rievocativo molto potente, «un modo formidabile di conoscenza e di accettazione di sé stessi» in cui gli stimoli olfattivi giocano un ruolo essenziale, consentendo di ricostruire una parte importante della propria vita attraverso le esperienze sensoriali più autentiche. Un metodo che, una volta condiviso, può fungere da ispirazione anche per gli altri, portando l’intima dimensione personale ad un livello più alto di esperienza universale.

L’invito che l’autore, implicitamente, sembra rivolgerci è proprio quello di prendere esempio da lui e redigere noi stessi un nostro personalissimo elenco di profumi, ricostruendo i ricordi della nostra vita partendo proprio dalle esperienze sensoriali.

L’odore che, in me, più ha la capacità di suscitare emozioni e ricordi è quello della resina dei pini. Ovunque lo senta, mi riporta immediatamente al giardino della casa dei miei genitori, all’estate, alla mia infanzia.

In quel giardino avevamo un enorme pino argentato, altissimo, con un tronco dalla corteccia scura da cui in ogni stagione stillava una resina bianca e dolciastra: una resina dal profumo persistente, che quando la toccavo restava appiccicata alle mani ed era quasi impossibile da togliere; ne conservavo le tracce tra le dita, sotto le unghie, per giorni. Quell’odore fa riaffiorare immagini precise della mia infanzia da cui non potrò mai separarmi.

Ora sta a voi: lasciatevi trasportare dai ricordi, aprite le narici. Qual è l’odore della vostra infanzia?


Philippe Claudel, Profumi, traduzione di Francesco Bruno, Ponte alle Grazie, 167 p.

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